Le isole Similan: un piccolo angolo di Paradiso nel cuore della Thailandia

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Agglomerato insulare bagnato dalle acque del mare delle Andamane, le Isole Similan appartengono politicamente alla provincia di Phang Nga. Nella prima metà degli anni Ottanta, per volere dell’esecutivo thailandese allora in carica, all’arcipelago venne riconosciuto il titolo di parco nazionale. In totale, 11 sono gli isolotti la cui adiacenza ne plasma i connotati. Se, giunti in Thailandia, vi lascerete sopraffare dalla volontà di visionare questo angolo incontaminato di Paradiso, tutto quel che dovrete fare sarà, innanzitutto, recarvi nei pressi di Khao Lak. Da qui, un breve tragitto verso meridione vi condurrà dinanzi al porto di Tab Lamu, un minuto villaggio nel quale prevalentemente vivono famiglie di pescatori. Da qui, piccole imbarcazioni e motoscafi salpano nel periodo di tempo compreso tra il mese di ottobre e quello di maggio. La traversata, a dirla tutta, non appare troppo breve, dato che richiede una settantina di minuti circa. Tra i parchi nazionali facenti parte del territorio thailandese, quello delle Isole Similan si caratterizza per l’afflusso turistico maggiore. Stando a quel che a riguardo hanno negli anni passati sostenuto alcune stime, infatti, pare che giornalmente a giungere qui siano stati qualcosa come 6.000 accorrenti. I dati annuali, con le cifre che ad essi si riferiscono, quantificano in circa 800.000 le unità che in loco normalmente approdano.




Visto l’affollamento, nel corso degli anni le autorità hanno deciso di far entrare in vigore leggi volte a preservare il fascino originario dell’arcipelago. Nel periodo in cui in questo angolo della Terra le piogge divengono più frequenti, da metà maggio fino a metà ottobre, la zona viene totalmente interdetta al traffico di tipo turistico.  Il varo di rigide e recenti restrizioni ha provocato una limitazione anche negli arrivi a carattere quotidiano. Se è vero che, come in precedenza accennato, in passato le isole accoglievano un numero di arrivanti giornaliero compreso tra i 6.000 ed i 7.000, è altrettanto vero che, proprio a causa di simili limitazioni, il flusso è stato considerevolmente ritoccato verso il basso. Il limite odierno ammonta perciò a 3.850 turisti al giorno. Ciò, tuttavia, ha indotto veementi proteste da parte di tutti quegli operatori del turismo, secondo i quali un simile provvedimento abbia portato ad una forte riduzione dei posti di lavoro. Prima di ultimare questa presentazione del tutto preliminare, cosa buona e giusta è risaltare una superficie totale che, nel caso delle Isole Similan, è pari a poco più di 140 chilometri quadrati. Il tonno, il pesce leone ed il pesce angelo costituiscono solo alcune delle specie che, tra le acque lambenti le isole, proliferano indisturbate.



Il clima

Prima di procedere all’elencazione delle isole componenti l’agglomerato, un breve approfondimento lo meritano le condizioni climatiche qui vigenti. Il clima tropicale monsonico si rende responsabile di temperature minime comprese tra i 20 ed i 22 gradi e di massime le quali, partendo dai circa 32 gradi, sono in grado di tangere anche quota 35. Nel lembo temporale che va da novembre ad aprile, i fenomeni piovosi appaiono sporadici. Nei mesi restanti, invece, la stagione delle piogge imperversa, con temporali anche di forte intensità. La calura rafforza la propria morsa nel bimestre aprile-maggio.

Le isole

Come promesso, provvederemo ora a catalogare, descrivendone i tratti fondamentali, le isole dell’arcipelago:



  • Koh Huyong. La sua spiaggia, tra quelle contornanti tutte le isole vicine, eccelle per lunghezza. Nonostante ciò, ne è stato per ora vietato l’ingresso. Questo perché il suo territorio si tramuta, annualmente, in palcoscenico nel quale viene inscenato uno degli spettacoli naturali più affascinanti in assoluto, la deposizione delle uova da parte delle tartarughe;
  • Koh Payang e Koh Payan. Similmente alla prima, anche in queste due isole è stata impedita la fruizione di tipo turistico. La loro configurazione denota da un lato l’assenza di spiagge e dall’altro la presenza, ad intervalli più o meno regolari, di scogliere e di piccole alture rocciose;

  • Koh Miang. Nel suo territorio, giace una delle due stazioni dei Rangers deputati alla sorveglianza dell’arcipelago. Le baie regine sono state etichettate con gli appellativi di Heneymoon Bay e di Princess Bay. A proposito di quest’ultima, la denominazione non risulta affatto casuale, dato che al proprio interno la figlia del sovrano thailandese ha trascorso la propria pomposa luna di miele. Posando lo sguardo proprio su codesta isola, i servizi di cui, nella veste di semplici turisti, avreste la possibilità di usufruire sono sintetizzabili in una manciata di bungalow costruiti in legno. Alcuni di questi sono muniti d’un impianto di condizionamento, altri invece no. Volendo mangiare un boccone, non dovrete temere. Tuttora attivi sono alcuni ristorantini nei quali cibarsi di pietanze rigorosamente a base di pesce freschissimo. Prima di abbandonare l’isola, sarebbe un vero peccato non entrare in uno dei tanti negozietti di souvenir. Tra le loro pareti, la scelta sarà vasta, con articoli artigianali che vi permetteranno al vostro ritorno di far un regalo tanto originale quanto sicuramente apprezzato;

  • Lontana il tempo che serve ad un una fugace traversata è l’isola di Koh Ha. Per dimensioni, paragonarla all’isola appena menzionata rappresenterebbe un paragone monco. Una ragione per la quale vagliare attentamente quest’alternativa è però rintracciabile nella presenza di un paio di siti in prossimità dei quali cimentarvi in immersioni suggestive. Uno di questi è l’Eels Garden. Un’altra disciplina praticabile, incentivata anche e soprattutto dall’indubbia beltà dei fondali, è lo snorkeling;

  • La corrente carrellata s’impreziosisce con l’aggiunta di Koh Payu. Opportuno sarebbe precisare che, contrariamente alle isole che la costeggiano, questa non è munita di spiagge annotabili. Di contro, però, essa risponderà elle esigenze di tutto coloro i quali nei confronti delle immersioni nutrono un amore privo di condizioni. Il sito che permetterà loro di coronare questo vincolo è quello chiamato “East of Eden”. Nel 2010 l’El Niňo, un fenomeno tuttora largamente approfondito dai meteorologi e con ogni probabilità dovuto all’azione degli alisei, inferse ai coralli danni molto seri. Nelle acque internamente alle quali essi permanevano, infatti, venne per circa un mese e mezzo registrata una temperatura insolita, pari a 35 gradi. Giunta la pioggia, i parametri normalmente riscontrati, compresi tra i 29 ed i 30 gradi, vennero per fortuna naturalmente ripristinati. Per consentire ai coralli di vegetare nuovamente, l’ente posto a sorveglianza del parco vietò, a partire dal 2011, ogni immersione in zona. Vi è uno spicchio dell’isoletta, tuttavia, nella quale questa pratica viene ancora consentita, la West of Eden;

  • Koh Similan. In ordine di estensione, essa rappresenta l’isola che sulle altre primeggia. Negli immediati dintorni, il mare si caratterizza per una profondità media quasi mai inferiore ai 18 metri. Varcando verso il basso il pelo dell’acqua, quel che immediatamente notereste è un’armoniosa alternanza tra formazioni di tipo roccioso e coralli. Alcuni di questi, volendo applicare al tutto quel tocco di fantasia che mai guasta, somigliano seppur abbastanza vagamente a foglie e funghi. Per quel che invece concerne la fauna terrestre, alcune delle varietà in loco scrutabili sono la volpe volante ed il varano delle mangrovie. L’elemento che più di altri simboleggia questo frangente dell’arcipelago è la Sailing Boat Rock, un grande blocco sassoso che per via del singolare posizionamento sembra voler infrangersi da un momento all’altro;



  • Koh Hin Pousar. Parlandone, dopo averne penetrato visivamente ogni angolo, sosterremo che si è in presenza di un aggregato roccioso il quale, affiorando da acque il cui azzurro riflette fedelmente quello del cielo, sovrasta a sua volta grotte subacquee attraversabili solo se con le immersioni avete già maturato un abbondante dosaggio di esperienza. Chi negli anni ha già avuto modo di immergersi ha affettuosamente assegnato all’isola il nomignolo di Elephant Head Rock. Ciò che infatti emerge non è poi così diverso dalle fattezze della testa di un pachiderma. Anguste strettoie sottomarine si trasformano in ambienti pullulanti di specie che vanno dallo squalo pinna bianca fino ad arrivare al gamberetto pulitore;
  • Koh Bangu. Considerando tutti gli isolotti facenti capo alle Similan, quello di Koh Bangu giace più a nord. Nel segmento settentrionale ed in quello orientale, i punti dai quali immergersi sono diversi, con uno scenario prospettatosi che, per esperienza personale, potremmo definire meravigliosamente bello. Il frangente sottomarino in loco ubicato prende il nome di Christmas Point;

 

  • Koh Bon. L’attrattiva dei fondali non è l’unico aspetto decretante le fortune attuali delle Isole Similan. Esse, infatti, si prestano efficacemente anche a tutti quei viaggianti i quali, da una vacanza, altro non cercano che tranquillità. Nell’isola di Koh Bon, quel che inizialmente appare un mero desiderio si trasformerà, non appena arrivati, in realtà. Il candore della spiaggia, rispettosamente spezzato dal turchese delle acque contigue, sembra diventare parte di un quadro che mai induce noia. La serenità d’un posto ancora limitatamente intaccato dalla mano umana viene confermata dall’assenza di strutture ricettive. Sarà bene quindi accorrere in concomitanza delle ore mattutine;
  • In ultimo, non per importanza, doverosamente chiamabile in causa è Koh Tachai, un’isola il cui litorale sfoggia una lunghezza approssimativa di 800 metri. La grana della sabbia è fine come farina, con una colorazione tendente anche qui ad un bianco lindo. La manta, col suo elegante volteggiare, e lo squalo balena, con la sua possente nuotata, sono solo due tra le specie marine rinvenibili nell’isola. A Koh Tachai, recentemente, è stato destinato un riconoscimento importantissimo. Secondo la National Geographic Society, infatti, essa è immettibile nella schiera includente le 10 migliori destinazioni subacquee al mondo. Nel mese di ottobre del 2016, l’esecutivo locale impose la chiusura dell’isola. Da un precedente rapporto emerse infatti l’insorgenza di criticità imputabili con ogni probabilità all’avvento dei turisti.

Qualche info ulteriore

L’aggiunta finale, come sempre, è quella scaturente da un insieme di dritte che speriamo possano servirvi:

    • Dopo aver esposto la vostra pelle ai raggi del sole, con susseguente immersione di rito, non potrete andar via da qui senza aver partecipato ad un’avventurosa escursione. Alcuni di questi isolotti, infatti, appaiono funzionali all’organizzazione di camminate in occasione delle quali visionare non soltanto il volo delle molteplici specie di uccelli, ma anche il transito di varietà terrestri diventate sempre più rare. La location che meglio si adatta ad una simile attività è l’isola di Koh Miang. Le sue spiaggette, infatti, comunicano per mezzo di un tragitto a piedi il quale, a dispetto di una lunghezza ammontante a soli 3 chilometri, dona tuttavia uno spettacolo meritevole. Una quarantina sono in totale le specie di uccelli. Nel corso d’una simile gradevole passeggiata, quasi certamente incontrerete animali come la volpe volante e granchi di terra capaci di risalire i tronchi degli arbusti;



    • Cimentandovi in un’immersione, esplorare il fondale in compagnia dello squalo balena sarà un’esperienza non del tutto priva d’un normale brivido ma non per questo meno affascinante. Quest’animale, contrariamente ad altri squali, è noto sia per un carattere mansueto sia per la propensione al contatto con gli esseri umani. Nelle Isole Similan, lo squalo balena approda più o meno nei primi sei mesi dell’anno, quando cioè le acque iniziano riempirsi di plancton;
    • Tra le alternative vagliabili, a proposito dei mezzi di trasporto, vi è il Liveaboard. Si tratta di piccole navi da crociera. Gli itinerari percorsi sono molto brevi, dalla durata compresa fra i 3 ed i 5 giorni. Salpando da Phuket (per pernottare qui, consultate la nostra guida dedicata https://www.viaggidilussoperpoveri.it/phuket-mare-divertimento-e-perdizione/) o Khao Lak, queste vi darebbero modo di transitare nei pressi dei punti più suggestivi dell’arcipelago;
    • Il turismo, se non adeguatamente regolamentato, rappresenta senz’altro un nemico delle Isole Similan. Esso, però, non è l’unico fattore deturpante la loro verginità. Nonostante il divieto, la pesca costituisce ancora un’attività praticata soprattutto dai locali. Immergendosi, spesso e volentieri, l’occhio cadrà su reti da pesca rimaste incastrate tra i coralli. Arnesi e trappole abbandonati si concentrano perlopiù intorno alle isole di Koh Bon e Ko Tachai;



  • Da Khao Lak, l’imbarcazione che vi accompagnerà qui vi costerà tra i 15.000 ed 2.000 baht (al cambio, dai 40 ai 60 euro rispettivamente). Nel far questo, rivolgetevi sempre ad un’agenzia di viaggi. Sborsare qualcosina in più, in questo caso, vi metterà al riparo da spiacevoli sorprese. Nel trasferirvi da un isolotto all’altro, avrete l’opportunità di beneficiare di barche appartenenti dall’ente gestore del parco. In alternativa, potrete virare su un tour con tanto di guida (costo 300 baht).

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