Kerala: i nostri suggerimenti

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Nel versante Sud dell’India vi è uno Stato, il Kerala, a sua volta racchiuso tra il Mar Arabico e la catena montuosa dei Ghati occidentali. La sua popolazione, ammontante ad oltre 33 milioni di abitanti, vanta il tasso più elevato di scolarizzazione di tutto il Paese. Uno spicchio territoriale così dilatato cela tesori che, se decidete di trascorrere qui il vostro prossimo viaggio, avreste l’opportunità di contemplare. Nella guida corrente ne abbiamo inclusi alcuni. Vediamo quali.

Kochi

Originariamente notoria col nome di Cochin, Kochi costituisce uno dei maggiori scali portuali indiani. Gli abitanti attualmente censiti superano abbondantemente i 600.000, dato numerico destinato ad aumentare se nel conteggio tenessimo conto anche di coloro i quali risiedono in tutta l’area metropolitana. A partire dall’XI secolo, l’odierna Kochi è stata epicentro dell’omonimo regno, crocevia di scambi commerciali aventi perlopiù ad oggetto le spezie. Nel periodo intercorrente tra l’indipendenza indiana ed il principio del nuovo millennio, la sua economia divenne vittima di una forte decrescita. D’una sensibile inversione di tendenza si rese responsabile l’ambito informatico, fortemente sviluppato in zona. Analogamente a tutti quei centri intenti a svilupparsi, Kochi è cronicamente affetta da un paio di importanti piaghe: il traffico e la poca attenzione nei confronti della tutela ambientale. Tra i siti cittadini che in ordine abbiamo intenzione di elencare per voi ci sono:

  • Il Forte Pallipuram. Eretto da terra, nei primi anni del Cinquecento, ad opera degli invasori lusitani, esso è forte d’un primato davvero significativo. Si tratta infatti della prima struttura fortificata, in ordine meramente cronologico, congegnata in territorio indiano. Un secolo dopo, furono gli olandesi ad acquisirne una titolarità a sua volta ceduta, nel 1789, al regno di Travancore. La sua conformazione somiglia a quella caratterizzante un esagono. La pavimentazione sulla quale camminereste dista dal terreno sul quale poggia quasi un metro e mezzo. Nei piani sotterranei, in origine erano stati allestiti dei magazzini volti allo stoccaggio della polvere da sparo. Ogni facciata del forte si distingue per un’altezza ammontante a quasi 10 metri e per una lunghezza che invece è pari a 9,8 metri.  In fase di posa in opera, alcune delle materie prime utilizzate furono legno e laterite. Ciascuno dei lati, infine, è uniformemente cinto da rigogliosa vegetazione;

  • Il Palazzo degli Olandesi. Dato alla luce nella prima metà del Cinquecento, la denominazione che lo fregia potrebbe quantomeno trarre in inganno. L’immobile, infatti, venne fatto edificare dai portoghesi, i quali a costruzione ultimata lo consegnarono in dono al sovrano presiedente il regno di Cochin. Vanno fatti risalire al 1663 alcuni sensibili interventi di matrice restaurativa, questi ultimi posti in essere per volere degli olandesi. La foggia, se scrutata esternamente, appare quadrangolare. L’impronta stilistica imperante, invece, calca fedelmente i tratti caratteristici di un movimento architettonico locale, il Nalukettu, nitidamente rintracciabile in tante delle abitazioni giacenti nel Kerala. Centralmente, cinto dalle quattro mura perimetrali, staziona un delizioso cortiletto interno. Il blasone ricoprente il palazzo va ricondotto alla presenza, lungo gran parte delle sua superficie, di opere murarie eseguite tenendo conto della più antica tradizione indù. La metodologia imperante è quella della tempera, con colorazioni calde che certamente giovano all’atmosfera. Tra gli ambienti dove la ricercatezza prospera indisturbata vi è la sala da pranzo, a sua volta sovrastata da un soffitto in corrispondenza del quale furono installati pannelli lignei finemente intagliati.




Il parco nazionale di Periyar

Conglomerato naturale soggetto fin dagli inizi degli anni Ottanta ad una vigile tutela da parte delle autorità statali, il parco nazionale di Periyar vegeta su un’estensione territoriale pari ad oltre 700 chilometri quadrati. Sia gli operatori turistici sia chi qui c’è già stato appaiono concordi nell’affermare che si è in presenza di una delle aree protette più belle di tutta l’India. Le ragioni motivanti un simile titolo sono tante ed ampiamente funzionali allo scopo. La sua altitudine è mediamente pari a 1.400 metri, con il frangente centralmente posto che è invece quasi interamente occupato da un corso d’acqua, lungo la bellezza di 31 chilometri, artificialmente fatto sorgere. La fauna locale viene riccamente rappresentata da specie che vanno dall’elefante al daino, dal cinghiale fino ad arrivare alla tigre, quest’ultima risultante tuttavia seriamente minata. Per quel che invece interessa il comparto vegetale, alla lista comprendente le varietà maggiormente presenti potremmo aggiungere l’eucalipto e l’orchidea. Tornando momentaneamente al mondo animale e soffermandoci sull’elefante, alcuni dati quantificano in circa 900 il numero di esemplari attualmente viventi in loco.




Kumarakom

In prossimità del Vembanad, il maggior lago del Kerala in ordine di estensione, permane un agglomerato di isolotti annualmente meta di una folta schiera di accorrenti. L’epiteto che ne etichetta la crescente fama è Kumarakom. Il concetto di ricchezza assume qui una sfaccettatura ben lontana da quella propriamente materiale. La natura, in questo ridente angolo del Kerala, si fonde a tradizioni lunghe secoli, dando quindi i natali ad un mix che non ammette occhiate pregne di scetticismo. Poco più di 5 sono gli ettari di terreno che, susseguendosi, concedono generosamente ospitalità al santuario degli uccelli, un luogo nel quale le specie migratorie, con chiassoso calore, si ritrovano.




La tutela del santuario è stata attualmente affidata tra le mani del Kerala Tourism Development Corporation, organo pubblico volto a gestire e regolamentare il settore turistico in zona. Il birdwatching, manco a dirlo, costituisce un’attività impossibile da non praticare. Alcune delle varietà di uccelli menzionabili sono: il gufo, la garzetta, l’airone, il cormorano ed il pigliamosche. La lista appena snocciolata risulta, tuttavia, ampiamente incompleta. Viste le singolarità del paesaggio, il quantitativo di case galleggianti è piuttosto cospicuo. Coloro che qui risiedono si avvalgono, negli spostamenti, dei servigi di un’imbarcazione localmente ideata e nota col nome di kettuvallam. Annualmente, in concomitanza con le prime due settimane d’agosto, qui viene organizzata una competizione nautica del tutto particolare, in occasione della quale a fronteggiarsi sono diversi equipaggi guidanti imbarcazioni di diversa grandezza e conformazione. Un migliaio sono in tutto i rematori, per una gara che si svolge non troppo lontano dagli stabili ospitanti il mercato.

Trivandrum

Gandhi osò definirla, dall’alto della sua infinita saggezza, “la città sempreverde dell’India”. Il versante volgente a meridione, infatti, è trapuntato di dolci collinette e di vialetti cinti, sia sul lato destro che su quello sinistro, da ordinati plotoni di arbusti. I residenti dimoranti all’interno del proprio territorio sono 750.000. Codesto dato numerico la piazza in prima posizione nella classifica racchiudente le città più popolate del Kerala. Un paio sono le attrazioni le quali, approdati a Trivandrum, dovreste assolutamente vivere in prima persona:



  • Il tempio di Padmanabhaswamy. Si tratta d’un tempio suffragante il culto induista, sorto dall’armonioso incrocio tra due correnti stilistiche nettamente differenti, quella autoctona e quella tipicamente dravidica. Sentita è la venerazione nei confronti di Vishnu. Le restrizioni qui vigenti, purtroppo, ne impongono la fattiva frequentazione solo a coloro i quali praticano la religione indù. Alcuni dei principi da osservare concernono anche il vestiario;

  • Kuthira Malika. Eretto da terra nel 1840, il palazzo attinge, per la propria denominazione, dai 122 cavalli incisi sulla superficie delle staffe lignee sorreggenti il tetto. Lo stabile, a seguito della dipartita di Swathi Thirunal nel 1846, rimase inutilizzato per oltre 100 anni. Cinquemila furono i lavoranti impiegati durante una posa in opera che rese necessario un lasso di tempo non inferiore ai 4 anni. Il tetto che dall’alto lo domina viene saldamente sorretto da poco meno d’una cinquantina di travi. Il soffitto è invece stato elegantemente decorato con elementi grafici floreali. Gli ambienti interni sono 60, ciascuno dei quali osservante uno stile differente. Soltanto una ventina di questi sono odiernamente visitabili. La pavimentazione è stata fabbricata mettendo insieme tra loro materiali come albume d’uovo, carbone di legna e pietra calcarea.



Bekal ed il suo forte

Bekal non è tra gli agglomerati urbani più grandi del Kerala. Una visita nei suoi pressi, avendo sia tempo che voglia, non possiamo però che raccomandarvela. Lonely Planet, ad ulteriore conferma della sua bontà, l’ha recentemente compresa nel gruppo delle destinazioni, site nel Kerala, da attraversare assolutamente. Nel 1650, lungo il suo litorale, fu edificata una struttura a carattere prettamente difensivo. La fortezza, la cui superficie è precisamente ammontante a 160.000 metri quadrati, sembra magicamente affiorare da un mare che con energia ne lambisce le possenti pareti. La quasi interezza della costruzione, a dire il vero, entra direttamente il contatto con le acque contigue. Non vi è alcun palazzo, così come non è pervenuta alcuna dimora. Un serbatoio è deputato alla raccolta delle acque, con una scalinata irregolare che accompagna il fruitore verso una torretta di avvistamento fatta congegnare da Tipu Sultan. I buchi puntinanti le mura non si trovano lì a caso. Se è vero che quelli posti più in alto servivano a mirare le imbarcazioni più lontane, è altrettanto vero che da quelli ubicati in posizione sottostante venivano crivellati di colpi gli invasori più prossimi.

Le spiagge più belle

Il Kerala è attraversato da circa 600 chilometri di costa. Un simile tratto, vista la lunghezza, perfettamente si presta all’individuazione d’alcune perle nelle quali farvi baciare dal sole ad accarezzare dal vento. Ne citeremo alcune, quelle che personalmente abbiamo visto:



  • Spiaggia di Poovar. Da Kovalam, i chilometri da percorrere per arrivare qui sono 12. La spiaggia dista un tiro di schioppo dalla foce dei Neyyar. Quello che prima era uno scalo portuale perlopiù dedito agli scambi commerciali è ad oggi divenuto un luogo di ritrovo tanto lontano dagli affollamenti quanto, tuttavia, ambitissimo proprio per la sua tranquillità;

  • Spiaggia di Papanasham. La città dalla quale essa s’affaccia è quella di Varkala, una quarantina di chilometri a nord di Trivandrum. Questo lembo sabbioso, culminante nelle acque del Mar Arabico, è ad intervalli regolari macchiettato da scogli irti ed unici in zona. Si tratta infatti dell’unica spiaggia in Kerala racchiudente delle formazioni rocciose. Non troppo lontano da qui, avreste modo di recarvi dinanzi al tempio Janardana Swami, poggiante su un altopiano retrostante;
  • Spiaggia di Cherai. Presenziante nel listino che enumera le spiagge più frequentate del Kerala, la spiaggia di Cherai è lontana la miseria di 25 chilometri dal centro abitato di Kochi. La sua lunghezza è più o meno ammontante a 10 chilometri. I fondali, piuttosto bassi, insieme ad onde non troppo pronunciate, fanno di essa il luogo ideale per una tranquilla balneazione. Non di rado, potrebbe capitarvi di intravedere in lontananza dei delfini;

  • Spiaggia di Kozhikode. Dalla città di Kozhikode, la stessa è raggiungibile attraverso 4 pontili. L’illuminazione pubblica facilita, nei suoi pressi, anche romantiche passeggiate notturne. Negli anni, la sua importanza ha beneficiato dell’organizzazione, lungo il suo perimetro, anche di riunioni pubbliche.

Qualche consiglio



    • Il periodo ideale per una vacanza in Kerala è quella compreso tra il mese di dicembre e quello di febbraio;

  • Prenotando con congruo anticipo, per una stanza in hotel a 4 stelle nella città di Kochi, i prezzi vanno da un minimo di 25 euro (2.200 rupie circa) fino ad arrivare ad un massimo di 45 euro (4.000 rupie circa) a notte. Soggiornando invece a Varkala, per un alloggio di pari livello spendereste al massimo 50 euro a notte (4.400 rupie circa);
  • Le esperienze da provare in Kerala sono tante, particolarmente adatte a chi ama entrare in contatto diretto con la natura. Una di queste, quella che forse per fascino brilla più delle altre, è rappresentata dalla navigazione delle backwaters. A bordo di piccole imbarcazioni, transitereste nei pressi di minuti villaggi provvisti di luoghi di culto (sia induisti che musulmani), templi e scuole. Gli scenari, inutile precisarlo, sono quanto di più bello potreste immaterialmente immaginare. Optando per una simile esperienza, non potreste fare a meno di villeggiare all’interno di una dimora che galleggia. Il costo, in questo caso, non è accessibilissimo, dato che si aggira mediamente sui 250 euro (tutt’altro che spesi male, a nostro modo di vedere). Proprio nel Kerala pare sia nata una tecnica di massaggio che anche nel nostro Paese sta man mano prendendo piede. Il massaggio ayurvedico, materialmente testimoniato per la prima volta circa 2.000 anni orsono, viene effettuato su un piano di legno scanalato. Ogni trattamento, volto a ripristinare l’equilibrio tra corpo e mente, si tiene all’interno di ambienti nei quali l’aroma dell’incenso e di altre essenze vi inebrierà.



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