Centro sia politico che economico di una Romania caratterizzata da un passato turbolento ma da un presente che da quest’ultimo vuol riscattarsi, Bucarest rappresenta un centro verso il quale dovreste confluire si avete voglia di nutrirvi di beltà senza spendere cifre astronomiche. Trattandosi di una città che in maniera se non altro decisiva contribuisce a decretare la recente crescita economica dello stato dell’Europa orientale, pare che qui a cadenza giornaliera affluisca un numero di lavoranti non inferiore a 3 milioni. La suddivisione amministrativa si spalma su sei distretti, con una popolazione residente quantificabile in oltre 2 milioni di persone. Cosa vedere a Bucarest? Scopriamolo!
Palazzo del Parlamento
Non potremmo intraprendere questo nostro viaggio tra le bellezze della città Capitale rumena senza partire dal sito che, con ogni probabilità, nella maniera migliore sa personificare la propria storia recente: il Palazzo del Parlamento. Tra le motivazioni che insieme alle altre concorrono a decretarne la notorietà vi è un peso che lo piazza nelle primissime posizioni a livello globale. Internamente, la sua estensione totale ammonta a 350.000 metri quadrati. Se ad essa si volesse dare un valore meramente monetario, questo non sarebbe inferiore ai 3 miliardi di dollari. Fin dall’epoca in cui a godere d’un potere incontrastato tra le frontiere romene era il regime comunista, la sua denominazione originaria (ossia quella di Casa del Popolo) venne mutata assumendo quindi quella che ai giorni nostri ancora la rende riconoscibile. A dar vita al proprio progetto fu Anca Petrescu, colei che in occasione di un concorso appositamente indetto primeggiò su tutti gli altri concorrenti. Puntando ancora la lente di ingrandimento verso numeri capaci come nessuno di rappresentare la magnificenza dell’opera, ciò di cui potremmo far cenno è costituito da un’altezza di poco inferiore agli 85 metri, da quasi 500 candelieri, da 900.000 metri cubi di legname in sede di costruzione utilizzato per assemblare il parquet e da 1.000.000 di metri cubi d’un marmo che venne appositamente estratto nella regione occidentale della Transilvania.
Il Palazzo del Parlamento poggia su un’altura che, nel momento della posa in opera vera e propria, venne fatta spianare. Per la sua realizzazione, si rese indispensabile l’apporto di un numero di lavoranti non inferiore alle 20.000 unità. I lavori, fin dalle prime fasi, si spalmarono lungo tutto l’arco delle 24 ore, per un lasso di tempo globale di circa cinque anni. Tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi del decennio susseguente, quando cioè il regime presieduto da Nicolae Ceausescu venne rovesciato, quel che inizialmente su carta prima presenziava venne quasi interamente compiuto. Dalla prima metà degli anni Novanta, lo stabile ospita al proprio interno la locale Camera dei Deputati. Alcuni degli ambienti posti internamente divengono ad intervalli periodici palcoscenico nel quale si tengono rassegne anche piuttosto prestigiose. Qualora abbiate voglia di beneficiare di una visita con tanto di guida, sappiate che tra le alternative selezionabili vi è anche quella in lingua italiana. Il tour, che ovviamente non eviterà di sfiorare anche il mastodontico tappeto ubicato in prossimità della sala regina, avrà mediamente una durata di 90 minuti.
Palazzo Cotroceni
Ulteriore stabile, egualmente effigiante il potere politico, è Palazzo Cotroceni, sede nella quale svolge le proprie attività di tipo istituzionale il Presidente della Repubblica Romena. Fu grazie a Carlo I di Romania che, quello che prima altro non era che un monastero, venne a tappe forzate trasformato in un palazzo nel quale egli stesso avrebbe dovuto risiedere. Negli anni Ottanta dell’Ottocento, l’esecutivo allora in carica provvide alla distruzione di abitazioni il cui spazio occupato sarebbe servito al palazzo in questione. La posa della prima pietra fa fatta risalire, per la precisione, al 1888. Qualche anno dopo, il progettista Grigore Cerchez riplasmò totalmente il padiglione posizionato a settentrione, dando vita ad una grandiosa terrazza attorniata da un ricercato colonnato a completata da un paio di torrette.
Una di queste è per fattezze rassomigliante alla celeberrima abbazia Hurez. Alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, un sisma disastroso inficiò negativamente sui tratti del palazzo. Per riportarlo ai suoi antichi fasti, fu necessaria una sensibile opera restaurativa, a sua volta lunga più o meno un decennio. Cosa buona e giusta è fare, a proposito di una visita potenziale, una doverosa precisazione. Non sempre vien dato modo agli accorrenti di visitare Palazzo Cotroceni. Una di queste rare occasioni cadde nel 2008, quando l’allora massima carica statale, Traian Basescu, decise di festeggiare sfarzosamente l’esito d’una consultazione popolare che ne decretò la rielezione.
Palazzo di Mogosoaia
Allontanandovi di non più d’una quindicina di chilometri dal centro cittadino, quel che avrete l’opportunità di mirare è catalogabile con l’appellativo di palazzo di Mogosoaia. Si è in presenza di un agglomerato dalla valenza storica enorme, la cui edificazione va fatta risalire al 1698. La striscia territoriale sulla quale s’adagia è stata destinata, in ordine, allo stabile odierno, ad un cavedio a sua volta ospitante una torretta d’avvistamento, ai locali destinati alle cucine ed alla chiesa di San Giorgio. Nell’aver voglia di rintracciare la ragione della sua denominazione, bisognerebbe menzionare colei che sopravvisse alla dipartita di un certo Mogos, uno scudiero che allora deteneva la proprietà dei terreni.
A proposito dell’immobile principe, il piano ubicato alla base custodiva interiormente tutti quei locali garantenti una dignitosa permanenza alle casate che in loco negli anni si sono alternate. Qui, ad esempio, hanno infatti vissuto per lungo tempo sia i Bibescu che i Brancovan. La superficie che entrando immediatamente vedrete è stata resa ancor più bella dalla presenza di elementi architettonici come il giardino e le balconate. Scendendo ancor più in basso, ci sono stanze nelle quali, laboriosi, operavano i servitori. Dirigendovi verso il corso d’acqua adiacente, scovereste un loggiato a tre archi che, per lineamenti, strizza l’occhio all’impronta stilistica veneziana. Una cappella, eretta da terra nell’anno 1880, racchiude tra le proprie pareti tutto quel che resta dei più influenti componenti dei Bibescu. Due di questi, entrambi piloti, morirono in occasione dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Nelle serre, pezzo ulteriore d’ un puzzle tanto ricco quanto ricercato, ancora oggi vengono impiantate molteplici varietà floreali.
Chiesa Cretulescu
Balzando dall’ambito civile a quello meramente ecclesiastico, la prima fermata che brevemente andremo a trattare sarà la chiesa Cretulescu. Venuta alla luce a cavallo tra i primi due decenni del Settecento, essa venne congegnata per volere di Iordache Cretulescu, un membro piuttosto influente del ceto aristocratico. Poco meno di un secolo dopo, vennero apportate alcune modifiche alla struttura in principio costruita. Alla sua facciata vennero infatti impressi tratti neoclassici i quali meglio si sposavano allo stile dell’ambiente circostante. Tra gli aggiustamenti portati a compimento vi furono non soltanto l’allargamento degli infissi, ma anche l’intonacatura esteriore. Una sensibile mutazione la subirono anche le rappresentazioni iconiche interne. Gli elementi pittorici giacenti nelle immediate vicinanze del portico sono gli stessi che avreste potuto contemplare nei primi anni. Alcuni di questi raffigurano l’episodio biblico dell’Apocalisse.
Le opere presenti negli ambienti interni, invece, vennero realizzati negli anni Sessanta dell’Ottocento da Gheorghe Tattarescu. Negli anni Quaranta del Novecento, i movimenti sussultori d’un distruttivo sisma sgretolarono parte del suo indubbio fascino. Quando ad imperversare qui fu l’ideologia comunista, la corrente di pensiero dominante tentò di virare verso una distruzione tuttavia scongiurata grazie al decisivo intervento di progettisti del calibro di Henriette Delavrancea-Gibory. Lateralmente, non potrete fare a meno di notare una scultura suffragante Corneliu Coposu, giornalista rumeno e membro del Partito Nazionale Contadino, fatto incarcerare per quasi due decenni dal regime comunista.
Chiesa Stavropoleos
Dalla schiera delle chiese più fascinose di Bucarest, non avremmo potuto estromettere la chiesa Stavropoleos. La sua costruzione ebbe origine nel 1724. L’archimandrita, nato nella Grecia occidentale, fu colui che si rese responsabile d’un nome rimasto inalterato fino ad oggi.
Tra la fine dell’Ottocento e gli albori del Novecento, all’architetto Ion Mincu venne dato il compito di provvedere ad un insieme di interventi volti a ristrutturare un agglomerato comprendente anche un monastero. Fu in quell’occasione che tutti gli stabili appartenenti a quest’ultimo vennero rasi al suolo. L’intento fu infatti quello di rendere centrale la sola chiesa. Le opere pittoriche che ornano a festa le pareti interne hanno beneficiato d’un restauro avvenuto agli inizi del Novecento. L’occhio, una volta approdati qui, andrà senza esitazione alcuna a ricadere su un chiostro perfettamente distinguibile dai suoi splendidi archi polilobati. La chiesa, presa singolarmente, presenta dimensioni se non altro raccolte. L’abside, il quale da lontano sembra sorvegliare gli entranti, sfoggia una gran quantità di icone ricavate da un legname i cui intagli sono frutto di una sapiente manualità.
Arco di Trionfo
La Romania acquisì la tanto desiderata indipendenza nel 1878. Per festeggiare una ricorrenza così significativa, si decise di dar vita ad un monumento che per tanti aspetti ricorda quello situato a Parigi: l’Arco di Trionfo. Originariamente, la materia prima maggiormente utilizzata fu un legno tuttavia poco resistente alle ingiurie del tempo che passa. Negli anni Trenta dell’Ottocento, a Petru Antonescu venne dato mandato di rimpiazzare l’architrave originario con un qualcosa capace di garantire una quantomeno duratura permanenza. La parte apicale dell’Arco di Trionfo staziona ad un’altezza pari a 25 metri. In concomitanza con alcune festività particolarmente sentite in Romania, tra cui il Giorno dei Veterani (9 giugno), una scalinata interna vi permetterebbe di salire verso la cima.
I musei
Nel paragrafo corrente, procederemo ad elencare per voi alcune delle strutture museali che, a causa anche e soprattutto dei tesori che preservano, fareste bene ad immettere nella vostra tabella di marcia. Le strutture in questione possono essere in questa maniera elencate:
- Il Museo nazionale d’arte rumena . Aperto al pubblico agli inizi degli anni Cinquanta, lo stabile che ad esso coincide è lo stesso che, prima, indossava le vesti di palazzo reale. Nell’ala destinata ai soli artisti locali sono stati esposti dinanzi all’ammirazione pubblica opere scultoree portanti la firma di esponenti come Constantin Brancusi e Dimitrie Paciurea. A proposito dell’arte pittorica, invece, le etichette che per prestigio sovrastano le altre sono quelle apposte sulle proprie tele da Theodor Pallady e Nicolae Grigorescu. In ambito internazionale, cosa buona e giusta sarebbe nominare Rembrandt, Monet e Sisley. Due ambienti ulteriori ospitano ad intervalli regolari esposizioni di tipo temporaneo;
- Il museo nazionale di storia della Romania. L’immobile nel quale la mostra di cui vi stiamo parlando è stata posizionata è lo stesso nel quale in passato risiedeva la sede regina delle Poste romene. L’estensione va quantificata citando non soltanto gli 8 chilometri quadrati, ma anche facendo cenno di stanze che sommate tra loro danno modo di ottenere un totale pari ad 80. Varcando la soglia di ingresso, i pezzi in assoluto più preziosi sono costituiti dalla fedele ricostruzione della Colonna Traiana romana e dai preziosi appartenuti alla casata reale romena. Non potevamo dimenticare neanche il tesoro di Pietroasele, un insieme di ben 22 manufatti di cui alcuni sono rivestiti interamente in oro. Essi vennero ritrovati nell’Ottocento nel villaggio di Pietroasele, centro facente parte della regione della Muntenia e che da Bucarest dista poco meno di un centinaio di chilometri;
- Il museo nazionale del contadino rumeno. Stando a quel che la denominazione ovviamente suggerisce, la dimensione in questo caso toccata sarà quella prettamente rurale. L’inaugurazione di codesto polo museale avvenne nel 1990. Gli oggetti, frutto nel corso degli anni di aggiunte costanti, in tutto sono poco meno di 100.000. Nella seconda metà degli anni Novanta, ad esso venne riconosciuta un’onorificenza davvero molto importante, quella premiante il museo europeo dell’anno. Scendendo maggiormente nel particolare, ciò che potrete scrutare con lo sguardo va sintetizzato in indumenti caratteristici, ceramiche artigianali, arredamenti e tappeti.
Teatro Nazionale di Bucarest
Avendo tempo e volontà, perché non assistere ad una delle tante rappresentazioni teatrali aventi luogo nel Teatro Nazionale di Bucarest? La sua intitolazione, fin dagli anni Cinquanta, si arricchisce della doverosa citazione avente ad oggetto Ion Luca Caragiale, famoso commediografo venuto a mancare nel 1912. L’impeto della Seconda Guerra Mondiale non ne risparmiò una struttura originaria che, dopo essere stata sbriciolata dalle bombe, venne rimpiazzata dallo stabile oggigiorno fruibile. L’impronta imperante è quella modernista, corrente di pensiero nata a cavallo tra i due conflitti mondiali. Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, le fiamme d’un incendio provarono a minare l’integrità del salone principe. L’ultima ristrutturazione risale al non troppo lontano 2010. Il costo, allora, ammontò ad oltre 60 milioni di euro. Ad essere ritoccata non fu soltanto la capacità delle sale. Furono infatti allestiti degli ambienti aggiuntivi, tra cui angoli interamente adibiti ad attività di tipo ricreativo.
Palatul Primaverii
Altro baluardo della storia più o meno recente rumena è Palatul Primaverii, chiamato in questa maniera perché situato nei pressi dell’omonima arteria cittadina. Se volete entrare all’interno di quella che per anni è stata la casa del dittatore comunista Nicolae Ceausescu, opportuno sarà provvedere a prenotare con debito anticipo una visita guidata, disponibile solo in lingua romena o in lingua inglese. Fatto innalzare nella seconda metà del Novecento, Palatul Primaverii affagotta un numero di ambienti non inferiore agli 80. Il termine “ostentazione” è qui più che altrove calzante. Verdeggianti giardini, una piscina e mobili ricchi di non sempre raffinate decorazioni sono solo alcuni degli aspetti che concorrono a comporre il tutto.
La prima fermata del tour guidato sarà costituita dallo studio di Ceausescu, un ambiente nel quale il leader comunista prendeva, usufruendo dell’influente ausilio del generale Mihai Pacepa, tutte le decisioni importanti. Proseguendo, avrete modo di transitare lungo quello che è stato l’ambiente personale del figlio di Ceausescu, Valentin. Tra le tappe più singolari compare la “crama”, una stanza dotata d’ogni possibile agio dove Ceausescu amava intrattenere chi accorreva a fargli visita. Tra le passioni caratterizzanti una personalità tuttora così discussa vi era la cinematografia. Questo fu uno dei motivi per i quali fece assemblare una mini sala cinematografica. La visita culminerà con la maestosa piscina al coperto. Attorno ad essa, le pareti sono state interamente rivestite da mosaici. Pare che la realizzazione di questi ultimi abbia richiesto un lasso di tempo di due anni.
Parco Tineretului
Quando alla fine del nostro viaggio mancano ormai poche tornate, una sezione apposita va senza ombra di dubbio alcuna dedicata ad uno dei parchi più grandi e frequentati della città, il parco Tineretului. L’apertura al pubblico, per quello che lo concerne, va fatta risalire per la precisione al 1974. Se conoscete almeno i rudimenti della lingua rumena, dalla stessa nomea potrete dedurre che esso è adatto soprattutto alla fruizione dei ragazzi. Prima di giungere qui, sarà bene munirvi di una bicicletta.
Percorsi appositi sono infatti stati messo a punto col fine di permettere ai ciclisti di godere d’un verde che in loco spadroneggia. Nei giorni coincidenti col fine settimana, è qui che residenti e non si riversano per trascorrere ore all’insegna della tranquillità. Facente parte del suo perimetro è anche un Palazzo dello sport nel quale, settimanalmente, vengono praticate le discipline più diverse. L’estensione del parco ammonta a circa 200 ettari, gran parte dei quali di recente soggetto ad un’importante opera di rivalorizzazione. Il progetto dal quale scaturisce venne curato personalmente dall’architetto rumeno Valentin Donose.
Lipscani
Nel chiudere la nostra carrellata, ci immergeremo in una delle zone dove, se vorrete tastare con mano l’animo antico di Bucarest, dovrete senza batter ciglio affluire. Lipscani, insieme ad un fondo nel quale i ciottoli sono stati tra loro messi insieme come in un puzzle, prende in prestito il nome dalla città di Lipsia, in Germania. Era da qui che, agli albori della sua esistenza, proveniva una fetta considerevole di coloro i quali detenevano la proprietà delle attività commerciali. La propensione al commercio di Lipscani è stata ampiamente documentata fin dall’età medievale. Questo, però, non rappresenta l’unico settore qui attivo.
Tra il Settecento e l’Ottocento, infatti, Lipscani pullulava di locande. Ad oggi, tre di esse hanno conservato il proprio vigore. Una di queste, trasformata nel tempo in una struttura ricettiva a tutti gli effetti, è l’Hanul lui Manuc. A decretare la sua suddivisione sono un appena un paio di piani, con un cortile trapuntato da arbusti capace di dar quel tocco di verde che mai fa male. L’albergo porta lo stesso epiteto di colui che lo ha fondato, l’armeno Manuc Bei. Nel comprovare una diceria secondo la quale qui quasi tutto è rimasto inalterato vi è l’intersecarsi di viuzze che, odiernamente, sono distinguibili utilizzando i nomi delle merci che in esse venivano perlopiù commercializzate. Alcuni esempi menzionabili sono la strada dei pellicciai e quella dei cambiavalute.
Consigli finali
Per chiudere, ovviamente, qualche dritta che certamente troverete funzionale ad un soggiorno il più possibile agevole:
- Il periodo migliore per giungere a Bucarest è quello compreso tra il mese di maggio e quello di settembre;
- La cucina rumena è semplice, ricca, colorata e derivante da influenze tra loro anche piuttosto diverse. I piatti che potremmo citare sono tantissimi. Tra questi, quelli che più ci sono piaciuti sono la zacusca ed il sarmale. Per quel che interessa la prima, si tratta di una salsa, spalmabile su una più o meno spessa fetta di pane, la cui preparazione prevede l’aggiunta di ingredienti come peperoni, cipolle, carote, pomodori e melanzane. A proposito del secondo piatto, invece, esso costituisce con ogni probabilità il manicaretto romeno principe. Si è in presenza di un involtino di verza il cui ripieno si compone di carne suina (spesso affumicata), riso e verdure;
- La locale metropolitana consta di 5 linee, per un totale di poco meno di 80 stazioni. Per una corsa unica, il prezzo del biglietto ammonta a 5 lei, al cambio poco più di 1 euro. Tra le alternative da porre al vaglio vi è anche il bus notturno (prezzo biglietto 0,27 euro), attivo nelle ore il cui sia la metropolitana sia gli altri mezzi di trasporto sono fermi. Optando per un biglietto a valenza settimanale, valido sia per i filobus che per i tram, il costo che dovrete sostenere sarà pari a 17 lei, al cambio 3,50 euro. Da evitare, se potete, è l’uso dell’automobile, visto il gran traffico che contraddistingue Bucarest durante l’arco della settimana. Due sono gli scali aeroportuali presenti, l’Aeroporto Henri Coanda e l’Aeroporto Aurel Vlaicu. Tra le compagnie aeree che dall’Italia raggiungono Bucarest ci sono Wizz Air, Ryanair e Tarom;
- Per una stanza in hotel a 3 stelle, non spendereste più di 35 euro a notte. Optando per un albergo a 4 stelle, invece, i prezzi sono compresi tra i 40 ed i 65 euro;
- La moneta vigente in Romania è, come accennato precedentemente, il leu. Al cambio, 1 leu corrisponde 0,21 euro.