Aqaba e Mar Morto: due facce di una medaglia dorata

by supporto

Cosa sapere di Aqaba

Nel bel mezzo di un territorio, come quello giordano, la cui parte maggioritaria è occupata da un continuo alternarsi di zone desertiche e montagnose, Aqaba va definita come un raccolto spicchio di radiosità nel quale viaggiatori da tutto il mondo trovano quella tranquillità da sempre oggetto del desiderio.



Per estensione, Aqaba rappresenta il secondo centro abitato della Giordania. Ciò che la accomuna sia alla Capitale Amman sia ad altri siti che alla notorietà ammiccano come il più spietato degli spasimanti è uno sviluppo architettonico e demografico graduale, il cui incedere pare ancora ai giorni nostri assai ostico da placare. In corrispondenza del Primo Conflitto Mondiale, Aqaba divenne oggetto di conquista. Fu grazie alle leggendarie gesta di Thomas Edward Lawrence che essa venne strappata dalle mani dell’Impero Ottomano, allora facente parte della Triplice Alleanza.

Geograficamente situabile nella parte meridionale della Giordania, una sostanziosa fetta delle sue fortune è con ogni probabilità attribuibile al fatto che essa è il solo sbocco sul mare del Paese. Stando a quelli che sono i dati a riguardo, la sua popolazione si compone di poco più di 100.000 persone, per un dato numerico che per via di diversi fattori appare come in continuo divenire. Analogamente ad un prezioso anello indossato da una mano delicatamente liscia ed armoniosamente affusolata, Aqaba è ricoperta da rilievi di tipo desertico. Volgendo l’attenzione su tutti e dodici i mesi dell’anno, il suo clima può tranquillamente essere definito godibile, malgrado mesi invernali nei quali le temperature sono in grado di scendere anche ampiamente al di sotto dello 0 termico. Nella bella stagione, al contrario, la colonnina di mercurio raggiunge valori che, malgrado sfiorino anche i 35 gradi, allentano in modo considerevole la propria torrida morsa grazie ad una brezza marina che ristora chi nei confronti del caldo non nutre troppa simpatia. A proposito delle distanze chilometriche, Amman è lontana da qui circa 300 chilometri. Più vicina invece è Petra, situata a circa 120 chilometri.




Aqaba e le sue bellezze

Se è vero che i viaggi odierni spiccano per un numero sempre crescente di confort, è vero anche che, soprattutto se lunghi, questi possono quindi diventare fonte di stress. Una volta giunti ad Aqaba, cosa buona e giusta è quindi recarsi in spiaggia, tra il fiammeggiante giallo del sole e la trasparenza di un mare il cui celeste riflette fedelmente quello ancor più cristallino del cielo. Tutta la parte costiera può essere suddivisa in tre macro aree. La prima contiene al proprio interno la stragrande maggioranza delle strutture ricettive del luogo. La seconda, riconoscibile con l’appellativo di Al Hafaier, primeggia a causa di una palese propensione nei confronti di locali nei quali poter condividere insieme alla propria famiglia o dei propri amici momenti gioviali. La terza, quella posta più a meridione, deve essere menzionata per una grande spiaggia pubblica, bagnata da un mare la cui grazia delle onde dà vita ad uno spettacolo che della noia non ricorda più il significato. Tra le tante attività acquatiche che qui sono qualcosa che va oltre la sparuta alternativa ci sono prima di tutto le immersioni, perfette per chi vuol prendere diretta visione dell’opulenza cromatica che dei fondali è connotato tastabile. Per coloro che verso quest’ultima specialità non hanno poi così tanta dimestichezza, lo snorkeling è una scelta altrettanto valevole.



A dispetto di una costa che rimane comunque uno dei tratti somatici prominenti, sarebbe un vero peccato ridurre Aqaba ad una località che al suo mare deve esclusivamente la sua avvenenza. Una visita doverosamente approfondita merita anche tutto quel che resta di Ayla. Alla stregua di un re caduto in disgrazia ma le cui forze sono ancora sufficienti per raccontare ai suoi ascoltatori un passato plasmato dall’onore ed alimentato dalla forza, Ayla riesce meglio di qualsiasi altro luogo della città a testimoniare un passato di conquiste e battaglie ed un presente che di queste ultime ne raccoglie briciole che dal dimenticatoio devono rimaner lontane. Lembo di sottomissione dapprima bizantino e poi arabo, i resti di Ayla vennero riportati alla luce soltanto alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, in occasione di uno scavo commissionato da un ateneo statunitense. Attenersi a studi successivamente condotti significa collocare la venuta alla luce di Ayla intorno al 650 d.C, con cataclismi e scorribande beduine che di un abbandono graduale ma perpetuo sono state causa primaria. Per le persone che fanno del bagaglio culturale islamico oggetto di interesse, di studio e di susseguente approfondimento, Ayla è quindi tappa nulla affatto omissibile.




Il Forte di Aqaba è fermata ulteriore di un itinerario nel quale la frequente brutalità storica e la magnanima clemenza della natura sottoscrivono un patto dal quale nessuna delle due recede. Costruita a cavallo tra il 1510 ed il 1517, questa struttura fortificata venne successivamente dedicata all’accoglienza di tutti quei pellegrini che sulla via della Mecca si accingevano ad onorare uno dei dogmi coranici. La seguente occupazione dei conquistatori ottomani vide il proprio paragrafo conclusivo in piena Prima Guerra Mondiale (1917), quando alcuni dei suoi componenti architettonici vennero mutilati dal martellamento bellico della Marina Militare britannica. L’emblema degli Hashemiti, presente sulla parte che sovrasta l’entrata, celebra solennemente una Rivolta Araba che proprio ad Aqaba ha generato la sua scintilla incendiaria.

Se, per innamorarsi follemente di un luogo, giusto sarebbe quanto meno conoscerne i corsi e ricorsi storici, per quel che concerne Aqaba il Museo Archeologico potrebbe rispondere in maniera funzionale a questa fisiologica esigenza. Il suo allestimento è avvenuto su quella che in passato era la dimora di uno degli antenati del sovrano giordano attuale, Abdullah II. Ogni reperto è inestimabile lascito che dello sguardo ammaliato dei visitatori si ciba ogni giorno. Utensili in ceramica ed in pietra, bassorilievi e tavolette islamiche sono alcuni esempi di una multiforme composizione. La parte interna del museo rende fruibile anche un piccolo angolo informativo, adatto a chi intende ricevere informazioni turistiche ulteriori.




Colei che meglio di chiunque altro simboleggia il lato spirituale di Aqaba è senza ombra di dubbi alcuna la Moschea Sharif Hussein. Le illuminazioni che la rivestono diventano, nelle ore notturne che al tramonto solare danno il cambio, piccole fiammelle in una notte dove le cupe tenebre nulla possono. La denominazione di cui si fregia va ricollegata al nome di colui che della ribellione contro l’egida ottomana diede segnale fattivo del proprio spargimento, Hussein Bin Ali. Colore predominante dell’edificio è ovviamente il bianco. I minareti protendono la mano verso il cielo, quasi come a scambiare un segno di pace con colui che dall’alto ne evidenzia le ricche decorazioni.

Un suggestivo salto nel Mar Morto

Nel caso in cui, tra i vostri programmi, abbiate immesso anche una capatina nel Mar Morto, sarebbe opportuno procedere ad una certosina e precedente organizzazione. Data la varietà piuttosto nutrita di condizioni climatiche che nel territorio giordano si inseguono tra loro come bambini che spensieratamente giocano, tentare di fare il bagno in questo lago salato in concomitanza con i mesi più caldi dell’anno potrebbe non essere propriamente la scelta migliore. Detto questo, il periodo dell’anno migliore per giungere qui è il bimestre settembre-ottobre. Spesso e volentieri, dai centri giordani più importanti vengono organizzate visite a cadenza giornaliera. Nella fattispecie in cui si preferisca però una percorrenza in assoluta autonomia, il noleggio di un’automobile e l’imbocco della strada 65 permetteranno di raggiungere la sponda est del Mar Morto. Un aspetto che contribuisce al suo successo è dato dalle caratteristiche delle sue acque. Le sue proprietà curative sono infatti note fin dai tempi dei Romani. Il suo gradiente di salinità, insieme ad una concentrazione di minerali molto elevata, sono dei comprovati toccasana sia contro le infezioni alle vie respiratorie sia contro le affezioni di tipo allergico. La proprietà della quasi unanimità delle spiagge è detenuta dagli hotel che si trovano nelle zone circostanti. Malgrado ciò, si potrà ugualmente fruire di questi servizi pagando una quota giornaliera. Evitare le spiagge più affollate comporterebbe degli spiacevoli inconvenienti, dato che potrebbero non essere presenti né docce per mezzo delle quali privare il corpo dell’acqua salata del Mar Morto né personale disposto a dare una mano qualora questa penetri negli occhi.

Al fine di donare aggiuntivo segno di esclusività a questa esperienza, sostare quel tanto che basta nel deserto corvino del Wadi Mujib significherebbe centrare pienamente questo iniziale obiettivo. Strettamente dipendente dal momento della giornata nel quale ci si imbatte è il colore della propria sabbia, che tende all’ocra per poi optare come se nulla fosse per un rosa non troppo acceso. La riserva di cui questo fa parte ha una superficie che si estende per oltre 200 chilometri quadrati, per un dislivello che parte dai 700 metri per poi scendere ai -400. A dispetto di una zona che potrebbe mostrarsi come tutt’altro che ospitale, qui si concentrano diverse specie animali. Tra queste, è bene ricordare il caracal, la iena striata, il cobra del deserto e lo stambecco della Nubia.

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